√ Yves Tumor - LODE A UN SIGNORE CHE MASTICA MA CHE NON CONSUMA;(O SEMPLICEMENTE, CALDO TRA I MONDI) - la recensione di Rockol

2023-03-23 17:40:13 By : Ms. Candy Shen

«PRAISE A LORD WHO CHEWS BUT WHICH DOES NOT CONSUME; (OR SIMPLY, HOT BETWEEN WORLDS) - Yves Tumor» la recensione di Rockol

Recensione del 21 mar 2023 a cura di Claudio Cabona

“Non mi piace che i giornalisti conoscano il mio nome e dove vivo. Uno posta cose personali on line, aumentando il numero di fan, che a quel punto sono convinti di conoscerlo anche se non l'hanno mai incontrato. Io non voglio che nessuno passi quella linea di demarcazione, e quindi ho iniziato a tirarmi indietro”. In questa intervista del 2017 c’è molto di Yves Tumor. Un personaggio misterioso, la cui identità è avvolta in diversi punti di domanda, che ha il dichiarato obiettivo di farsi conoscere attraverso la musica.

Nel tempo ha abbandonato un’ossatura quasi esclusivamente elettronica per giungere a una musica multistrato, talvolta sfuggente e criptica proprio come il suo artefice. Sono passati ormai ben tre anni dall’uscita di “Heaven To A Tortured Mind”, considerato uno dei suoi migliori progetti: Yves Tumor è tornato sulle scene con un disco che già dal titolo non suggerisce comodità. “Praise a lord who chews but which does not consume (Or simply, hot between worlds)” è il quinto progetto per l’artista di Miami, è stato prodotto da Noah Goldstein (già al lavoro con Frank Ocean, Rosalía, Drake, Rihanna, Bon Iver) e mixato da Alan Moulder (collaboratore di My Bloody Valentine e Nine Inch Nails) ed è esattamente specchio di quello che oggi vuole essere Sean Bowie, questo il suo vero nome. L’imprevedibilità è il vero filo rosso che lega tutti gli episodi musicali: psichedelia, atmosfere elettroniche, rock viscerale, chitarre imbizzarrite, scariche oscure e post-punk, ma anche improvvisi momenti di canto caldo, falsetti glam, bassi dal groove non regolare e incursioni revival.

Il tutto, quasi incredibilmente, ha una sua coerenza. I testi sono molto spirituali e non sempre di semplice interpretazione, come tutto quello che riguarda questo artista. Una delle grandi forze del disco, che non può essere affrontato con un ascolto passivo, ma merita attenzione e immersione, è la cura maniacale degli arrangiamenti, tutti puntuali e calibrati per rendere le canzoni inafferrabili, ma allo stesso tempo mai eccessivamente tortuose. Quella di Yves Tumor è una follia calibrata e mai portata all’eccesso con l’idea di strafare, ma piuttosto è sparata in faccia per stupire, in primis se stesso. Non tutto funziona alla perfezione, alcune canzoni finiscono per stancare, ma nella sua complessità il disco regge.

“Lovely Sewer”, “Meteora Blues” ed “Heaven surrounds us like a hood” sono solo tre delle tracce che meritano un ascolto in più. In realtà il disco è un viaggio da vivere dall’inizio alla fine dove anche gli interludi hanno un ruolo, tutto è costruito per formare un puzzle più ampio e nulla è lasciato al caso. Dentro si possono ritrovare infiniti echi, dai Joy Division ai Led Zeppelin, da David Bowie all’R&B, fino al trip-hop dei Massive Attack, come se Yves Tumor mischiasse un mazzo infinito di carte sonore. La verità è che questo artista sta cercando, a modo suo, di creare un suono personale che lo rappresenti a pieno, tenendo insieme tutte le sue anime. E a volte sembra proprio riuscirci.

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