Una “fortezza” sopra Trento: fra trincee, gallerie e scalinate dai 100 gradini, ecco il Monte Celva - il Dolomiti

2023-03-23 17:26:19 By : Ms. Monica Zeng

Il Monte Celva rappresentava un punto strategico importante, oggetto non a caso di grandi lavori militari sia prima che a cavallo della Grande Guerra. Parte della cintura fortificata su Trento presenta ancora manufatti di grande interesse. Ecco qui l’ultimo episodio di “Camminando nella Grande Guerra”, in collaborazione con il Museo della Guerra di Rovereto

TRENTO. A cavallo fra le frazioni collinari di Trento e il circondario di Pergine Valsugana sorge il Monte Celva (998 metri di quota). Nonostante non raggiunga i 1000 metri di altezza, questa montagna rappresenta un formidabile punto d’osservazione sulle valli dell’Adige e del Fersina ed è per questo che il Genio austro-ungarico vi costruì non pochi manufatti militari. Manufatti che appaiono ancor più impressionanti, per complessità e dimensioni, considerando che la città di Trento non fu mai coinvolta nella Grande Guerra in alcun combattimento.

Posta nelle retrovie – il fronte passava infatti poco sotto la città di Rovereto – Trento fu comunque sconvolta dal passaggio del conflitto. La città, per lo più evacuata, venne trasformata in una “fortezza” (QUI l’articolo), punto d’appoggio per le truppe di rincalzo. Tutte le montagne che la circondano furono nondimeno al centro di importanti progetti di fortificazione, ancora visibili nonostante il trascorrere del tempo (QUI un esempio).

Manufatti e testimonianze di grande interesse e di ottimo stato conservativo “affollano” anche il Monte Celva, raggiungibile dai sobborghi collinari di Cognola, Villazzano, Povo o Oltrecastello, così come da Roncogno, frazione di Pergine. Punto di partenza per la breve ma suggestiva ascesa alla cima è il Passo del Cimirlo (730 metri di quota), da cui si dipana la strada che sale verso la Marzola.

Escursione breve e adatta anche alle famiglie con bambini, l’itinerario del Monte Celva varia nelle tempistiche a seconda dei tempi che si voglioni dedicare ai manufatti. Da Forte Sella Roncogno (809 metri di quota) alla cima (40 minuti circa), infatti, sono diverse e varie le testimonianze del passaggio del conflitto. Il tutto seguendo il segnavia 419 della Sat. Per la visita del “sentiero dei 100 scalini” si consiglia vivamente l’utilizzo di una torcia elettrica.

Partiti da Passo Cimirlo, dove non manca certo lo spazio per parcheggiare, si prosegue lungo una strada asfaltata per raggiungere dopo qualche tornante il Forte Sella di Roncogno. Costruita negli anni 1879-1881 con funzione difensiva – il confine fra Impero austro-ungarico e Regno d’Italia era da poco mutato dopo l’annessione del Veneto ai territori sotto la corona sabauda – la struttura presenta caratteristiche tipiche del cosiddetto “stile trentino”. Opera “leggera”, il forte è infatti realizzato con pietrame squadrato calcareo reperito in zona.

Già obsoleto al momento dello scoppio della Grande Guerra, il forte fu per questo trasformato in magazzino – poi dismesso e spogliato una volta finito il conflitto, restaurato nel 1989. Non più perno del sistema difensivo, fu “sostituito” in questa funzione da un complesso sistema trincerato sul vicino Monte Celva. Batterie d’artiglieria, postazioni di fucileria, cisterne e trincee “popolano” questa altura, rendendola una formidabile fortificazione, che nel 1914-15 doveva ospitare attorno a un centinaio di uomini fra soldati e civili militarizzati.

Di fronte al Forte si può imboccare il sentiero che porta alla cima. Dopo un primo tratto nel bosco, una piccola deviazione permette d’entrare in una fuciliera rivolta verso il Cimirlo e la Valsugana. Qui, oltre a vedere le numerose postazioni, si possono percorrere dei tratti in galleria, con “finestre” aperte sulle valli e le montagne circostanti. Dopo pochi metri, ripreso il sentiero, un’altra deviazione porta alla “Grotta dei cento scalini”, principale attrazione fra i manufatti presenti in loco.

All’ingresso della caverna ci si imbatte subito in una prima postazione d’artiglieria. Una vicina botola indica invece un deposito per la raccolta d’acqua. È da qui, dunque, che partono due file di scale, l’una diretta a una seconda postazione d’artiglieria, l’altra composta da proprio da 100 scalini, su su fino a un ampio cilindro a cielo aperto scavato nella roccia, vero e proprio “camino” verticale che metteva in comunicazione con la postazione della Celva bassa o “Cros de Zelva”. Lungo la salita dei 100 scalini le nicchie sulle pareti indicavano la presenza di lampade per l’illuminazione – da sostituire ora, per la visita, con una torcia elettrica.

Ripreso il sentiero principale, in breve tempo si raggiunge proprio Celva bassa, area chiamata dell’Ex osservatorio (885 metri di quota). E’ in questa zona che si trovano numerosi manufatti, gallerie, postazioni d’artiglieria, trinceramenti, e così via, in gran parte visitabili e percorribili. Una grande croce , posta dagli alpini di Roncogno nel 1999, domina invece la scena verso la Valsugana. La vista su tutta la zona circostante permette di comprendere quanto importante fosse questo osservatorio dal punto di vista strategico. Nella località di Cirè di Pergine, infatti, sorgeva un aeroporto militare.

Punto di smistamento di materiale e truppe, il Celva basso è tappa obbligata per intraprendere la salita alla cima. Attraverso un sistema di gallerie si giunge a una prima spianata. Si tratta della zona in cui si trovava il complesso delle cucine, con ambienti scavati nella roccia dove si riconoscono fornelli in pietra e camini cilindrici per la fuoriuscita di fumo.

Proseguendo verso la cima si incontrano altri manufatti, tra cui un plinto di sostegno in cemento, stazione d’arrivo della teleferica che partiva da Roncogno. Un breve tratto con cordino permette di aiutarsi nella rapida salita sulla cima, da cui si gode un bellissimo panorama a 360º. Oltre al capoluogo, l’escursionista può osservare la catena del Brenta, la Valsugana fino al lago di Caldonazzo, i monti del Lagorai.

Qui sulla cima, all’estremità Sud-Est, si apre infine un profondo pozzo protetto da una rete metallica. Questo camino metteva in comunicazione direttamente con le postazioni in caverna sottostanti. Attualmente, queste possono essere raggiunte prendendo il sentiero vicino al pozzo in direzione del pannello telefonico posto poco sotto la cima.